Complice l'ultimo aumento dei prezzi in casa Bonelli, ho abbandonato le testate che già da mesi non mi appassionavano più. Tra queste ovviamente, Nathan Never. Abbandono avvenuto con l'ultima trilogia scritta da Ostini.
Per ottimizzare lo spazio in valigia, non ho portato con me fumetti in vacanza, ma solo libri. E, puntualmente mi sono ritrovato senza niente da leggere. Quindi sono andato in edicola con l'intenzione di comprare qualcosa... e la scelta è ricaduta su questo numero di NN.
All'albo ho dato voto 6. Ha svolto il suo compito, intrattenermi. Ma non è bastato a farmi riscoccare la scintilla. Anzi ha rafforzato la mia idea di abbandono. Nathan Never è un fumetto che non mi attira più. Nella mia visione da lettore sembra una serie che par aver esaurito le cose che avesse da dire.
Mi duole ripetere sempre le stesse cose, ma non riesco a non esternare il mio pensiero. Sono critiche non dettate dalla cattiveria o dalla malafede ma dall'amore verso un personaggio che, nel suo piccolo, ha fatto la storia del fumetto italiano. Il NINO doveva rappresentare un ritorno alle atmosfere originali. Ma, in barba alle nostalgie, se prendiamo un qualsiasi albo di 20 anni fa, per stile, linguaggio, mix di trame e continuity, sembra scritto oggi. Se invece prendiamo un albo di oggi, sembra scritto 20 anni fa. Per me Perniola ha tutte le carte in regola per essere l'erede di Vietti sulla serie ma, ultimo gigante a parte, non ha ancora impresso quella sterzata tale da farlo entrare nel gotha degli sceneggiatori neveriani. Scrive troppo con la squadretta e il righello. Il prologo misterioso, l'indagine poliziesca con lo sfondo fantascientifico, i riferimenti alla continuity, Sigmund dietro la sua poltrona che maneggia il super computer, Nathan musone che rifila i suoi pistolotti, protagonista con la storia strappalacrime alle spalle che dovrebbe donare alla storia il sottotesto emotivo... e poi gli spiegoni.... aaaaaarghhhhhh!
In un'ottica da lettura da spiaggia, tutto ok. Leggo l'albo sotto l'ombrellone, richiudo e pace. Ma io sto leggendo Nathan Never, diamine. Non voglio il compitino, senza offesa. Voglio essere inquietato, voglio essere preso a cazzotti nello stomaco, voglio essere trasportato nel futuro (e non mi bastano insetti spia e macchine volanti) voglio chiudere l'albo invaso da un retrogusto di considerazioni. Tutto questo non succede.
Mi dispiace.
Se poi, passiamo al capitolo disegni le cose assumono i connotati della "tragedia" (scritto tra virgolette perché parliamo pur sempre di fumetti). Oggi Nathan Never, sotto questo aspetto, non sembra un fumetto Bonelli ma un bonellide qualsiasi. I disegni sono poco curati e non hanno personalità. Lo staff sta avendo un ricambio verso il basso. E verso la standardizzazione. Sono tutti uguali, non riesco a distinguerne stile e nomi. Leggo che si tratta di una scelta redazionale voluta... ancora peggio. Capisco che è difficile combattere con videogame sempre più realistici e film dagli effetti speciali megagalattici. Ma è proprio questa la sfida di un fumetto fantascientifico.
Purtroppo la fantascienza non abita più qui.
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